Il lavoro autonomo fa rete

L’associazionismo delle professioni regolamentate ha invitato Anai Toscana al workshop Il lavoro autonomo fa rete tenutosi sabato 17 maggio 2014 presso la sede fiorentina di Impact HUB.

L’incontro è stato organizzato da ACTA-Associazione consulenti terziario avanzato http://www.actainrete.it e Iva sei partita http://www.ivaseipartita.it, per Anai Toscana hanno partecipato Francesca Capetta e Roberto Baglioni.

Scopo dell’incontro, che ha previsto la formazione di due tavoli di lavoro, uno dedicato alle identità professionali (“chi siamo”, cui ha partecipato Roberto Baglioni), l’altro agli obiettivi comuni dei professionisti (“cosa vogliamo”, cui ha partecipato Francesca Capetta) è stato quello del confronto per trovare una base comune di affermazione identitaria delle professioni nella loro dignità, autonomia ed indipendenza. Elementi comuni e differenze tra associazioni e professioni rappresentano lo stimolo al tentativo di creare una rete comune per fare fronte alle criticità del mercato, della fiscalità, della previdenza e alle giuste rivendicazioni di riconoscimento di diritti universali minimi.

Accanto alle due realtà che hanno organizzato l’incontro erano presenti, oltre ad Anai, ANA (archelogi), STRADE (traduttori), giornalisti, agenti di commercio, CGIL consulta delle professioni Toscana. Geograficamente erano rappresentati i territori di Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Lazio. Interessanti le sintesi cui si è giunti nei rispettivi tavoli.

Per le identità emerge la seguente definizione: Siamo lavoratori autonomi nell’organizzazione del nostro lavoro, forniamo servizi in cui prevale la componente intellettuale non adeguatamente riconosciuta né valorizzata. Siamo lavoratori diversamente tutelati, arbitrariamente assimilati ad altre categorie lavorative, come ad esempio gli imprenditori.

Per il tavolo sugli obiettivi comuni emerge che benché le realtà professionali siano molto diverse vi sono punti in comune che riguardano la tutela dei diritti, del welfare e dei contributi pensionistici. Altro terreno comune è la difficoltà di farsi riconoscere forme di compensi equi in relazione alle attività svolte e alla crescente pressione fiscale.